Leggende, preconcetti e verità sull’ipnosi

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Sono molti i pregiudizi e i miti che ancora perdurano sull’ipnosi, dando vita a una paura irrazionale che preclude a molte persone i benefici che potrebbero facilmente trarne. Fortunatamente anche in Italia la disciplina sta acquisendo sempre più credito e fiducia sia presso il grande pubblico che presso la classe medica.

Vediamo ora di sfatare alcune leggende.

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L’ipnosi è magia?

 

Non c’è nulla di misterioso o magico nell’impiego di questo stato di coscienza che poggia su un ritmo cerebrale naturale, anche se i risultati possono talvolta sembrare «stupefacenti» o «prodigiosi». Quando siamo in ipnosi, o rilassamento ipnotico, abbiamo finalmente accesso anche alla parte intuitivo-creativa della nostra mente – quella propriamente preposta alla soluzione innovativa dei problemi.

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Che cosa è l’ipnosi?

 

Esistono numerose teorie su che cosa l’ipnosi sia o non sia ‐ dall’idea che uno stato ipnotico separato non esista a quella più comune di «stato mentale modificato», che poggia sull’osservazione del ritmo cerebrale dominante nella persona ipnotizzata.

Le differenti definizioni date nel corso del tempo dagli studiosi del fenomeno ipnotico ne riflettono il punto di vista concettuale od operativo. Eccone alcune: bypassare il fattore critico della mente conscia stabilendo un pensiero selettivo gradito; una collaborazione interattiva nella quale il cliente/paziente è ricettivo ai suggerimenti dell’ipnotista; uno stato di rilassamento psicofisico nel quale l’attenzione si focalizza interiormente; uno stato di aumentata consapevolezza e capacità di reagire alle idee…

Più semplicemente, possiamo considerare l’ipnosi come il modo naturale, facile e piacevole di affrontare e risolvere ciò che non ci piace in noi stessi e nella nostra vita. Ricordiamo che siamo tutti persone normali, capaci di funzionare bene, tranne che qualche volta impieghiamo strategie imperfette per soddisfare i nostri bisogni e per affrontare i problemi dell’esistenza.

Quando non riusciamo in qualcosa, è come se fossimo in uno stato di «ipnosi negativa», dalla quale possiamo uscire semplicemente imparando a utilizzare entrambe le parti della nostra mente nel perseguire l’obiettivo desiderato. E quando ricorriamo a questo metodo di (ri)apprendimento naturale, riconquistiamo finalmente la padronanza della nostra mente e, di conseguenza, della nostra vita..
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Posso entrare anch’io nello stato ipnotico?

 

Poiché l’ipnosi corrisponde a uno stato naturale di coscienza – uno stato «alterato» o modificato rispetto alla veglia attiva e, in verità, uno stato che tutti sperimentiamo più volte al giorno -, ogni persona normale può entrare in ipnosi, purché lo voglia e non sia sotto l’effetto di alcol o droghe. Quindi, anche tu, se ti riconosci in questo semplice profilo!

In genere, le eccezioni sono: i bambini sotto i 4 anni d’età, che non sanno mantenere la concentrazione a lungo, alcune persone anziane, gli individui molto sospettosi o diffidenti.

L’unica vera controindicazione è la malattia mentale, per la quale è sempre indispensabile l’intervento di uno psichiatra. Spetterà solo a lui scegliere se utilizzare l’ipnosi o meno.

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Posso essere ipnotizzato contro la mia volontà?

 

Nonostante media e ciarlatani ci raccontino spesso storielle patetiche, se non del tutto ridicole, nessuno può essere ipnotizzato senza dare qualche tipo di consenso. Questo significa che l’ipnosi richiede sempre la nostra partecipazione volontaria e la nostra collaborazione, se vogliamo ottenere dei risultati permanenti.

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Che differenza c’è fra ipnosi e autoipnosi?

 

Nessuna, in realtà. Ogni forma di ipnosi è autoipnosi, poiché nessuno può avere qualsivoglia potere o controllo sulla nostra mente. Non è l’ipnotista a ipnotizzarci – siamo noi stessi a farlo! L’ipnotista ci insegna semplicemente come entrare con facilità in questo stato di coscienza, guidandoci le prime volte, e come utilizzarlo con efficacia. L’espressione comunemente usata, «essere o venire ipnotizzati», può dare l’impressione di passività, mentre è vero proprio il contrario – la persona è sempre parte attiva indispensabile al fenomeno ipnotico. E, per poterlo sperimentare, deve per l’appunto volerlo.

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Che cosa si prova nello stato ipnotico?

 

Non esiste una sensazione specifica che caratterizzi l’esperienza ipnotica. Di norma, ci sentiamo piacevolmente rilassati, sia fisicamente sia mentalmente. Potremmo talvolta provare una sorta di lieve formicolio agli arti, o una sensazione di pesantezza o, al contrario, di estrema leggerezza – oppure… niente di tutto questo!

Potremmo addirittura non riscontrare differenza alcuna con il normale stato di veglia attiva. È però probabile che si verifichi una distorsione temporale – e allora non saremo in grado di dire con esattezza quanto tempo abbiamo trascorso in ipnosi.

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Sarò in uno stato di incoscienza?

 

Io preferisco chiamarlo stato di Iper-coscienza! Ipnosi non è affatto sinonimo di svenimento o perdita dei sensi! L’ipnosi assomiglia al dormiveglia o al fantasticare: siamo consapevoli del mondo esterno, siamo in grado di ascoltare, di parlare, e manteniamo inalterata la nostra capacità decisionale. E, naturalmente, se per caso avvertiamo un prurito, possiamo benissimo grattarci, così come possiamo cambiare leggermente posizione per metterci più comodi.

Tutte cose che la persona svenuta non compie.

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Sarò addormentato?

 

Lungi dall’essere uno stato di sonno, a dispetto del nome che porta, e parimenti diverso dallo stato di veglia – come dimostrano numerosi studi sul fenomeno ipnotico basati su ricerche encefalografiche – possiamo definire l’ipnosi come uno stato di focalizzazione selettiva dell’attenzione, uno stato di ipervigilanza, se vogliamo, nel quale siamo «più svegli che da svegli».

Per questo rimarremo consapevoli di quanto accade nell’ambiente circostante – sentiremo, per esempio, il rumore di sottofondo o un suono improvviso, che tuttavia non ci interesserà, perché l’attenzione sarà diretta al nostro mondo interiore.

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Perderò il controllo?

 

ASSOLUTAMENTE NO. Durante l’esperienza ipnotica, siamo presenti a noi stessi e a ciò che accade (semplicemente perché nessuno può avere il controllo della nostra mente) – tanto che, se qualche suggerimento andasse contro la nostra volontà, i nostri valori o il nostro codice morale, porremmo immediatamente fine allo stato ipnotico semplicemente aprendo gli occhi.

In realtà, grazie alla pratica regolare dell’autoipnosi, acquisiamo invece un sempre maggior controllo su noi stessi e sulle nostre azioni.

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Svelerò i miei segreti?

 

Se per caso ci teniamo stretto qualche terribile segreto o conosciamo informazioni che preferiamo non divulgare, tranquillizziamoci. Nello stato ipnotico siamo presenti a noi stessi e non riveliamo mai nulla più di quanto scegliamo liberamente di dire.

Non diremo quindi nulla più di quanto diremmo nello stato di veglia.

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È vero che, per avere dei risultati, l’ipnosi deve essere profonda?

 

Per la maggior parte dei problemi presentati a un ipnotista motivazionale è possibile ottenere ottimi risultati con stati ipnotici leggeri, che assomigliano piuttosto al fantasticare. L’ipnotista competente è in ogni modo in grado di valutare la profondità dell’ipnosi e, se necessario, guidare il cliente/paziente a un livello più profondo.

Per curiosità, il livello più profondo della trance può essere utilizzato per procurare l’anestesia prima di un intervento chirurgico importante, ma soltanto una minima percentuale della popolazione riesce a raggiungerlo.

Il penultimo livello è spesso usato da qualcuno con lo scopo piuttosto discutibile e poco professionale di sbalordire in occasione di pubbliche dimostrazioni dell’ipnosi, producendo una totale rigidità del corpo, che così resta sospeso con due soli punti di appoggio (nuca e talloni). Purtroppo sono esibizioni simili che contribuiscono a mantenere un falso alone di magia attorno alla disciplina ipnotica. È stato comunque dimostrato che la posizione può essere mantenuta anche da un soggetto non ipnotizzato.

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Alla riemersione, avrò dimenticato tutto?

 

Di solito manteniamo il ricordo di tutto ciò che accade durante l’esperienza ipnotica.

Soltanto quei rari individui capaci di raggiungere livelli ipnotici molto profondi possono talvolta avere una amnesia ipnotica spontanea, ma il ricordo sarà facilmente recuperato dietro semplice suggerimento.

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È vero che i «forti» non sono ipnotizzabili?

 

Quanto al luogo comune che un individuo debba essere un sempliciotto o avere un carattere «debole» per sperimentare l’ipnosi, è piuttosto vero il contrario.

Infatti, quanto più la persona è intelligente, volitiva, determinata, tanto più facilmente entra in questo stato modificato di coscienza e maggiori sono i benefici che ottiene.

Per procurarsi lo stato ipnotico, una persona deve avere la capacità di collaborare, di concentrarsi, di focalizzare la propria attenzione, di usare la propria immaginazione – tutte capacità che caratterizzano gli individui con un quoziente intellettivo da 70 in su, vale a dire la stragrande maggioranza della popolazione.

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In ipnosi, divento più suggestionabile?

 

La suggestionabilità è «la disposizione a subire con facilità influenze esterne circa un’idea o un convincimento… cui non si riesce a opporre una resistenza valida» (dizionario Devoto Oli). In tal senso, la suggestionabilità caratterizza la persona facilmente influenzabile, ingannabile o raggirabile, a prescindere dallo stato di coscienza in cui si trovi – quindi, a prescindere dall’ipnosi!

Per contro, lo stato ipnotico è caratterizzato da una propensione ad accogliere più facilmente nuove idee o convincimenti attraverso i suggerimenti che l’ipnotista impartisce – suggerimenti che riflettono gli obiettivi che il cliente stesso desidera realizzare.

L’ipnosi pertanto facilita il cambiamento auspicato. Né dobbiamo dimenticare che la persona mantiene il controllo della propria mente e può quindi scegliere se accettare o rifiutare tali suggerimenti.

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Posso rimanere bloccato nello stato ipnotico?

 

Tutti noi sorrideremmo certamente all’idea di restare «bloccati» in uno stato di concentrazione come lo studio, per esempio, o la stesura di un rapporto di lavoro, non è vero? Questo vale anche per l’ipnosi – che, come abbiamo visto, corrisponde a uno stato di attenzione focalizzata o di intensa concentrazione, controllato da noi stessi.

Saremo sempre e soltanto noi a scegliere se e quando entrare e quando emergere dall’esperienza ipnotica, anche qualora la prolungassimo leggermente per apportare qualche ritocco al lavoro fatto oppure perché troviamo quello stato particolarmente piacevole e rigenerante.

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E se l’ipnotista dovesse avere un infarto proprio mentre stiamo lavorando?

 

Il mio consiglio è di aprire subito gli occhi e chiamare il 118.

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L’ipnosi è pericolosa?

 

Un’altra credenza erronea è che l’ipnosi sia «pericolosa». Come dire che immergersi nella lettura di un romanzo avvincente sia pericoloso! La cosa «peggiore» che possa accadere in ipnosi è che potremmo addormentarci, ma in tal caso l’ipnotista ci riporterà a un livello ipnotico utile, semplicemente alzando un po‘ il volume della voce.

L’ipnosi è totalmente naturale e sicura, purché a praticarla sia un ipnotista professionale debitamente formato.

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Quanto tempo ci vuole?

 

Dipende – dalla complessità del problema e dall’impegno personale che ci metti. Sì, ci sono dei «compiti a casa» – l’autoipnosi quotidiana – proprio perché l’ipnosi non è una bacchetta magica, né qualcosa che sia «fatto» dall’ipnotista. Sei soltanto tu l’artefice del cambiamento positivo, tant’è che il merito per il successo ottenuto sarà soltanto tuo.

L’ipnotista è semplicemente un maestro, una guida – pur augurandoci che sia bravo.

Se in genere sono sufficienti poche sedute per superare un lieve ostacolo, come la paura di affrontare l’esame pratico per la patente di guida, per esempio, ne servono di più per vincere difficoltà maggiori.

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L’ipnosi funziona sempre?

 

Come accade per qualsiasi altro metodo o disciplina, è possibile che l’ipnosi non funzioni con tutti, ma in ogni caso è inoffensiva se praticata da professionisti preparati. Un ipnotista competente si renderà ben presto conto se l’ipnosi sia inadeguata per un dato cliente/paziente e allora lo congederà, consigliandogli di cercare aiuto altrove.

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Qualche utile riflessione

È ironico notare come, in genere, i maggiori pregiudizi o bugie sull’ipnosi siano espressi da chi non possa certamente essere considerato un «esperto» in questa disciplina.

Se lo fosse, infatti, non divulgherebbe notizie infondate.

È bene informarsi meglio, presso fonti affidabili, senza dare credito a dicerie e leggende popolari o persino a paure diffuse ad arte da certi sedicenti depositari della verità. Tutte cose, queste, che mantengono un alone immeritato di mistero o pericolosità intorno a una disciplina tanto semplice e chiara, valida e benefica, purché sia praticata da ipnotisti qualificati.

È questa la chiave.

È importante che l’ipnotista abbia ricevuto una formazione adeguata, preferibilmente presso Scuole riconosciute a livello internazionale – formazione impossibile da ottenersi, anche per chi già operi nelle professioni d’aiuto, nei corsi che durano qualche giorno o una settimana.

A titolo esemplificativo, la frequenza obbligatoria in aula richiesta soltanto per potersi iscrivere all’esame di certificazione è di 100 ore per la National Guild of Hypnotists; di 180 ore per la International Medical & Dental Hypnotherapy Association; di 150 ore per la Association for Professional Hypnosis and Psychotherapy.

L’ipnotismo professionale (certified) è stato accolto nel 1955 dalla British Medical Association nel Regno Unito e nel 1958 dall’American Medical Association negli Stati Uniti. Ciò ha facilitato l’impiego dell’ipnosi come complemento alle cure mediche, con notevoli risultati positivi documentati da numerosi studi e ricerche e persino divulgati al grande pubblico.

Per esempio, qualche tempo fa la BBC ha trasmesso, in una fascia di massimo ascolto per il Regno Unito, un intervento chirurgico al ginocchio eseguito su una paziente anestetizzata con la sola autoipnosi.

In Italia la situazione è un po‘ diversa da quella esistente in America o nei Paesi europei più avanzati, dove l’ipnotismo professionale è riconosciuto come valida professione d’aiuto a sé stante. Da noi la disciplina non è regolamentata per legge – la direttiva comunitaria della libera circolazione delle professioni resta tuttora disattesa in relazione all’ipnotismo, che può essere praticato da chiunque, purché non invada il campo delle professioni regolamentate.

Questo purtroppo significa, da un lato, che chiunque ne abbia acquisito in qualche giorno una conoscenza superficiale e approssimativa potrebbe «improvvisarsi» ipnotista e, dall’altro, che in Italia l’ipnotista professionale debitamente formato secondo i canoni internazionali non può utilizzare l’ipnosi come complemento alla medicina o alla psicoterapia, a meno che non sia egli stesso un medico o uno psicoterapeuta.

 

L’ipnotista professionale è quindi da noi una guida, un mentore, un consulente motivazionale che ci insegna come fare autoipnosi, ci fa scoprire le strategie ottimali per la  soluzione dei normali problemi dell’esistenza, ci facilita il raggiungimento degli obiettivi che ci stanno a cuore, insegnandoci a sviluppare le nostre potenzialità innate.

Queste nuove capacità saranno per noi un bagaglio prezioso al quale attingere autonomamente per ogni eventuale esigenza futura.

Credo fermamente che il mondo diverrebbe migliore se fossimo circondati da molte più persone capaci di sorridere – persone forti, che sappiano affrontare con resilienza e ottimismo le inevitabili difficoltà della vita, sfoderando le belle qualità interiori che portano alla vittoria, anziché sfogare la propria rabbia e impotenza in sterili lagnanze, invidie e accuse.

Come Psicologo ed Ipnotista il mio invito è questo:

Vinci le paure ed i limiti che impediscono di realizzare i Tuoi Desideri!

 

Fonte e/o ispirazione articolo: www.ipnobenessere.com

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