La definizione di Psicologia del profondo è riservata a quegli indirizzi della psicologia (solitamente della psicologia dinamica) che postulano la presenza di meccanismi o dinamismi psichici inconsci, e che attribuiscono a questi una importanza fondamentale per spiegare il comportamento e lo psichismo umano.
In particolare, essa si rifà storicamente al pensiero di Sigmund Freud ed a quello di Carl Gustav Jung. Questa concezione ha tuttavia avuto dei precursori in ambito filosofico; in particolare essa è stata sviluppata prima da Arthur Schopenhauer e poi da Friedrich Wilhelm Nietzsche. Freud è conosciuto comunque come il primo che abbia indagato sistematicamente l’inconscio, e che ne abbia fatto uso a scopo psicoterapeutico.
Il concetto di psicologia del profondo, tuttavia, è stato ufficialmente introdotto da Eugen Bleuler, psichiatra svizzero, collega di Jung, noto soprattutto per aver coniato ed applicato la classificazione delle schizofrenie. Freud utilizzò questo concetto a partire dal 1913, in particolare per distinguere la sua Psicologia di derivazione psicoanalitica da quella accademica, che era solita occuparsi invece dei fenomeni mentali consci.
Psicologia dinamica
La branca della psicologia che studia, analizza e descrive gli aspetti della psicodinamica è la psicologia dinamica, sviluppatasi ampiamente grazie al contributo di Sigmund Freud. Ma non va assolutamente considerata quale sinonimo di psicoanalisi. L’accezione “dinamica” sta ad indicare prevalentemente l’esistenza di forze o attività psichiche che possono interagire o entrare in conflitto, dando origine a caratteristiche di personalità e comportamenti che, se pervasivi e disadattivi, sono considerati come sintomi di un disturbo psichico.
Il concetto di conflitto psichico è centrale nella psicologia dinamica, e si riferisce primariamente all’idea freudiana del costante conflitto fra desiderio e difesa, vale a dire fra un movimento verso un oggetto, un obiettivo ed una serie di “impedimenti” dettati dalla morale o da altre regole comportamentali apprese. Questa definizione sembrerebbe circoscrivere l’interesse della psicologia dinamica al ramo delle nevrosi, benché si siano sviluppate, nel corso del tempo, delle teorie psicodinamiche relative a disturbi diversi, come le psicosi ed i disturbi di personalità, relative al rapporto con la realtà ed alle relazioni.
Gli stessi modelli psicodinamici, intesi nell’accezione storica originaria “pulsionalista” di inizio Novecento (ed attualmente in buona parte superati e revisionati), sono accomunati dalla concezione del funzionamento mentale come il risultato di un conflitto. Il conflitto è dato dalla opposizione tra potenti forze inconsce che richiedono l’espressione e la soddisfazione immediata, e forze opposte che impongono un controllo, e limitano l’espressione reprimendola o permettendone la soddisfazione in modalità socialmente accettabili. Il conflitto, in altri termini, può essere concettualizzato come la contrapposizione tra un desiderio ed una difesa contro il desiderio stesso.